Comunicado do gigante de telecomunicações Telmex, propriedade de Carlos Slim, um mexicano de 67 anos, tido como o segundo homem mais rico do Mundo, desmente a compra da Honda F1 pelo milionário
A Telmex, a empresa do multimilionário mexicano Carlos Slim, garante que não está interessada em comprar a equipa Honda da Fórmula 1, afirmando que as notícias dando conta desse negócio são "completamente falsas". Num comunicado divulgado, este domingo, no site da Telmex, citado pela Associated Press, a empresa garante que Carlos Slim "não comprou nem está a negociar a compra da equipa de Fórmula 1 Honda, e que todas as notícias que apontam nesse sentido não têm fundamento e são completamente falsas". O jornal italiano "La Stampa" noticiou, sábado, que Carlos Slim estava em vias de comprar a Honda, depois do construtor japonês ter anunciado no início do mês que iria abandonar a F1 devido à escalada da crise no sector automóvel.
Por: Carlos Silva
C/Lusa
RTP
Blog Sem Fins Lucrativos, somente com o intuito de divulgar a carreira do piloto Bruno Senna e o IAS. Carol Lo Re
segunda-feira, 29 de dezembro de 2008
La Honda è salva, se l`è comprata Slim - La Stampa
La Honda è salva, se l'è comprata Slim Il magnate messicano, secondo uomo più ricco al mondo, ingaggia Senna jr.
STEFANO MANCINI
TORINO: Per salvarci abbiamo tempo fino a Natale», aveva detto, a inizio dicembre, uno sconsolato Ross Brawn. La Honda aveva appena annunciato il ritiro dalla Formula 1, taglio doloroso e indispensabile per tamponare le falle causate dalla crisi economica. Una «mission impossible», quella dell’ex dt Ferrari passato nel 2008 a dirigere la scuderia giapponese: una ventina di giorni per trovare un mecenate disposto ad accollarsi un’attività che per tre anni, secondo stime, avrebbe garantito soltanto perdite: trecento milioni l’anno di spese a fronte di ricavi incerti, legati a sponsorizzazioni ancora da trovare e a risultati che nel 2008 non si sono visti. Agli 800 dipendenti dello stabilimento di Brackley, Inghilterra, per Natale, assieme alla tredicesima, era stata recapitata una lettera che preannunciava «redundancy», licenziamento.In extremis è arrivato il salvatore: Carlos Slim, 67 anni, il secondo uomo più ricco del mondo. L’annuncio non è ancora ufficiale, in attesa che siano formalizzati i dettagli del passaggio di proprietà. Ma due sono i punti fermi: primo, il team è salvo; secondo, i piloti saranno Jenson Button (riconfermato) e il debuttante Bruno Senna al posto di Rubens Barrichello.Slim è proprietario della Telmex, compagnia telefonica che copre il 73 per cento delle telecomunicazioni in America Latina. Senna è sponsorizzato dalla Embratel, società del gruppo Telmex. E, soprattutto, è nipote di Ayrton, un nome che a quindici anni dalla scomparsa suscita ancora enorme emozione in Formula 1. Il cerchio è chiuso. Il nuovo patron è facoltoso quanto basta per accollarsi le spese della defunta Honda: le sue attività rappresentano il 5 per cento del Pil messicano. Oltre a Telmex possiede banche e catene di ristoranti, piantagioni di tabacco e retailers informatici, oltre al 3 per cento delle azioni Apple. Nel 2007 ha scavalcato Bill Gates in testa alla classifica dei paperoni redatta da Forbes, quest’anno è stato sorpassato da Warren Buffett, il re delle assicurazioni. Patrimonio: 45 miliardi di euro. Una decina di giorni fa è andato a Brackley per dare un’occhiata alla factory Honda: l’elicottero era così grosso che non è potuto atterrare sul tetto dell’edificio, costringendo la security a sgomberare in fretta il parcheggio.Ricco sfondato, ma anche visionario: se va male, sarà ricordato come l’uomo che ha riportato un Senna in Formula 1. Se va bene, e Bruno (25 anni) metterà in pista il dna dello zio, accumulerà altro denaro.Senna jr era già legato alla Honda. Secondo classificato nel campionato di Gp2 vinto da Giorgio Pantano (ex Jordan), era stato convocato in novembre per un test, durante il quale aveva convinto Brawn e l’ad Nick Fry a sottoporgli un contratto da titolare per la prossima stagione. Due settimane dopo era arrivato l’annuncio choc da Tokyo. Il primo a tentare il salvataggio era stato il proprietario della Prodrive, David Richards, che già aveva diretto la Bar-Honda fondata da Jacques Villeneuve. Richards stava cercando finanziatori nei Paesi arabi. In seguito si erano fatti avanti Vijay Mallya, già patron di Force India, un fondo svizzero e la compagnia di spedizioni greca di Achilleas Kallakis. Slim, che in America già sponsorizza il Chip Ganassi Racing, è stato più veloce. «C’è molto interesse fin da quando la Honda ha annunciato il ritiro dalla F1 - aveva assicurato Fry alla vigilia delle feste -. Il lavoro sulla vettura 2009 continua per assicurarci di essere in griglia a Melbourne». La candidatura di Mallya non era piaciuta a Brackley. Il timore era che il suo unico interesse fosse quello di accaparrarsi la tecnologia Honda e poi chiudere. E di Richards non convincevano le capacità economiche, visto che già batteva cassa per il suo team Aston Martin.Su Slim non vi sono state incertezze. Il prezzo d’acquisto è stato simbolicamente stabilito dalla Honda in un dollaro. L’acquirente dovrà accollarsi le spese per mantenere in vita la scuderia e affrontare la prossima stagione di F1. La monoposto è quasi pronta, i test avevano dato risultati positivi e il lavoro sul kers, il dispositivo per il recupero dell’energia dispersa in frenata, era a buon punto. In più, quel giovane pilota che tanto ricorda lo zio aveva girato al suo debutto su una F1 su tempi vicini a quelli del veterano Button. «Sono orgoglioso di quello che ho fatto», aveva detto Bruno Senna appena sceso dalla macchina. Adesso per lui è arrivata l’occasione della vita. «Se pensate che io sia veloce, dovreste vedere mio nipote», disse nel ’93 Ayrton. Arrivederci a Melbourne.
STEFANO MANCINI
TORINO: Per salvarci abbiamo tempo fino a Natale», aveva detto, a inizio dicembre, uno sconsolato Ross Brawn. La Honda aveva appena annunciato il ritiro dalla Formula 1, taglio doloroso e indispensabile per tamponare le falle causate dalla crisi economica. Una «mission impossible», quella dell’ex dt Ferrari passato nel 2008 a dirigere la scuderia giapponese: una ventina di giorni per trovare un mecenate disposto ad accollarsi un’attività che per tre anni, secondo stime, avrebbe garantito soltanto perdite: trecento milioni l’anno di spese a fronte di ricavi incerti, legati a sponsorizzazioni ancora da trovare e a risultati che nel 2008 non si sono visti. Agli 800 dipendenti dello stabilimento di Brackley, Inghilterra, per Natale, assieme alla tredicesima, era stata recapitata una lettera che preannunciava «redundancy», licenziamento.In extremis è arrivato il salvatore: Carlos Slim, 67 anni, il secondo uomo più ricco del mondo. L’annuncio non è ancora ufficiale, in attesa che siano formalizzati i dettagli del passaggio di proprietà. Ma due sono i punti fermi: primo, il team è salvo; secondo, i piloti saranno Jenson Button (riconfermato) e il debuttante Bruno Senna al posto di Rubens Barrichello.Slim è proprietario della Telmex, compagnia telefonica che copre il 73 per cento delle telecomunicazioni in America Latina. Senna è sponsorizzato dalla Embratel, società del gruppo Telmex. E, soprattutto, è nipote di Ayrton, un nome che a quindici anni dalla scomparsa suscita ancora enorme emozione in Formula 1. Il cerchio è chiuso. Il nuovo patron è facoltoso quanto basta per accollarsi le spese della defunta Honda: le sue attività rappresentano il 5 per cento del Pil messicano. Oltre a Telmex possiede banche e catene di ristoranti, piantagioni di tabacco e retailers informatici, oltre al 3 per cento delle azioni Apple. Nel 2007 ha scavalcato Bill Gates in testa alla classifica dei paperoni redatta da Forbes, quest’anno è stato sorpassato da Warren Buffett, il re delle assicurazioni. Patrimonio: 45 miliardi di euro. Una decina di giorni fa è andato a Brackley per dare un’occhiata alla factory Honda: l’elicottero era così grosso che non è potuto atterrare sul tetto dell’edificio, costringendo la security a sgomberare in fretta il parcheggio.Ricco sfondato, ma anche visionario: se va male, sarà ricordato come l’uomo che ha riportato un Senna in Formula 1. Se va bene, e Bruno (25 anni) metterà in pista il dna dello zio, accumulerà altro denaro.Senna jr era già legato alla Honda. Secondo classificato nel campionato di Gp2 vinto da Giorgio Pantano (ex Jordan), era stato convocato in novembre per un test, durante il quale aveva convinto Brawn e l’ad Nick Fry a sottoporgli un contratto da titolare per la prossima stagione. Due settimane dopo era arrivato l’annuncio choc da Tokyo. Il primo a tentare il salvataggio era stato il proprietario della Prodrive, David Richards, che già aveva diretto la Bar-Honda fondata da Jacques Villeneuve. Richards stava cercando finanziatori nei Paesi arabi. In seguito si erano fatti avanti Vijay Mallya, già patron di Force India, un fondo svizzero e la compagnia di spedizioni greca di Achilleas Kallakis. Slim, che in America già sponsorizza il Chip Ganassi Racing, è stato più veloce. «C’è molto interesse fin da quando la Honda ha annunciato il ritiro dalla F1 - aveva assicurato Fry alla vigilia delle feste -. Il lavoro sulla vettura 2009 continua per assicurarci di essere in griglia a Melbourne». La candidatura di Mallya non era piaciuta a Brackley. Il timore era che il suo unico interesse fosse quello di accaparrarsi la tecnologia Honda e poi chiudere. E di Richards non convincevano le capacità economiche, visto che già batteva cassa per il suo team Aston Martin.Su Slim non vi sono state incertezze. Il prezzo d’acquisto è stato simbolicamente stabilito dalla Honda in un dollaro. L’acquirente dovrà accollarsi le spese per mantenere in vita la scuderia e affrontare la prossima stagione di F1. La monoposto è quasi pronta, i test avevano dato risultati positivi e il lavoro sul kers, il dispositivo per il recupero dell’energia dispersa in frenata, era a buon punto. In più, quel giovane pilota che tanto ricorda lo zio aveva girato al suo debutto su una F1 su tempi vicini a quelli del veterano Button. «Sono orgoglioso di quello che ho fatto», aveva detto Bruno Senna appena sceso dalla macchina. Adesso per lui è arrivata l’occasione della vita. «Se pensate che io sia veloce, dovreste vedere mio nipote», disse nel ’93 Ayrton. Arrivederci a Melbourne.
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